Io mi limito a rispondere per quanto riguarda le fattispecie di reato, anche se poi il discorso è simile per le sanzioni amministrative.
La norma che dice che la legge non ammette ignoranza è l’articolo 5 del codice penale.
Fino al 1988 questo principio aveva valore assoluto, nel senso che se c’era una legge e tu la infrangevi commettendo un reato non potevi MAI dire che eri in buona fede perché non conoscevi quella legge.
Dopo un paio di sentenze della Corte Costituzionale (in particolare la sentenza n. 400 ma anche la 1085) del 1988 le cose sono leggermente cambiate nel senso che oggi l’ignoranza della legge penale scusa solo se è un’ignoranza inevitabile.
Come si fa a sapere se l’ignoranza è inevitabile? Si usano criteri oggettivi o soggettivi?
La risposta secondo la dottrina dominante è che si usano criteri misti, cioè per metà oggettivi (es. una legge scritta malissimo e del tutto astrusa o interpretata n modo diverso dalla stessa Cassazione) e soggettivi (es. un extracomunitario non può conoscere le leggi ad es. della concorrenza come un imprenditore italiano).
Quindi vanno visti entrambi i criteri per poter essere io scusato indi per cui la legge da un lato non deve essere molto chiara e dall’altro il soggetto non deve essere in condizione di doverla conoscere lo stesso.
Poi vanno distinti due aspetti: 1) l’errore o ignoranza della legge penale; 2) l’errore sulla legge che integra la legge penale.
Per esempio io potrei rubarti una penna dalla borsa ma non posso mai dire che non conoscevo la norma sul furto (art. 624 codice penale).
Potrei dire però che, pur sapendo che rubare una cosa altrui è reato, non conoscevo le norme sulla proprietà e quindi non sapevo che quella penna era tua (l’errore sulla legge che integra la norma penale ha maggiori possibilità di essere scusata).
Un’altra distinzione importante è quella a cui tu hai in pratica fatto implicitamente riferimento.
Vanno cioè distinte le fattispecie pregnanti da quelle di pura creazione legislativa.
E’ evidente che se commetto un reato di sangue non potrò mai invocare l’ignoranza della legge penale o di quella che integra la legge penale mentre se ignoro una fattispecie astrusa ho maggiori possibilità di essere scusato.
Ora però torniamo ai criteri misti e facciamo l’esempio delle misure di sicurezza che deve adottare il datore di lavoro.
Se noi prendiamo la normativa del lavoro è abbastanza astrusa e non è semplice rispettare tutte le norme e persino gli avvocati non le conoscono ma devono studiarsele di volta in volta. Ciò nonostante se il datore di lavoro non nomina ad es. il responsabile della sicurezza nel suo cantiere rischia una sanzione pesante e ciò perché, pur non essendo lui un avvocato, è comunque tenuto a conoscere la normativa del lavoro (magari consultando prima un legale) se vuole intraprendere un’attività.
Chiunque vuole intraprendere una qualsiasi attività è tenuto a conoscere la normativa che la regola.
Per questo poi a livello pratico è molto molto difficile che un soggetto venga scusato perché ignorava una determinata legge ma qualche volta può accadere eheh.
Purtroppo non vanno confusi il dolo (che riguarda la volontà diciamo dell’azione compiuta o dell’evento realizzato con la condotta) con la coscienza dell’illiceità (cioè con la consapevolezza che la mia azione è illecita).
Il dolo richiesto per i reati non richiede anche la coscienza dell’illiceità ed è per questo che l’imputato non può invocare la buona fede ma ala limite solo la scusante dell’errore o ignoranza inevitabile della legge penale.
Edited by *La Guerriera della Luce - 27/5/2016, 15:15