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Parliamo di omosessualità, bisessualità, omofobia..., Intervista al prof. Davide Dettore

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view post Posted on 7/12/2015, 12:23     +1   -1
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Se ne parla tanto in questi tempi, forse perché i media hanno deciso di puntarci sopra i riflettori, ma omosessualità e omofobia sono da sempre dei temi scottanti che dividono, imbarazzano, infiammano, suscitano condanne o timide giustificazioni a seconda delle situazioni, dei ruoli, dei momenti storici.
Argomenti ai quali non è facile avvicinarsi senza rischiare di cadere nella banalità, o nei preconcetti, siano essi pro o a favore.

Per cercare di affrontare in maniera purtroppo parziale (libri interi non bastano) ma - speriamo - seria ed obiettiva, abbiamo posto alcune domande al prof. Davide Dettore, Professore associato di Psicologia Clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze, e dell'Istituto Miller a Genova e Firenze.

Questo il risultato delle nostre domande e delle approfondite risposte del professor Dettore sull'argomento omosessualità, bisessualità e - 'in cauda' - leggi a tutela dall'omofobia.


Una domanda che pare banale, ma che potrebbe porsi una persona che non è cresciuta 'avvolta' nel nostro tessuto culturale, religioso, sociale. Parlo dell'Italia di oggi e in tutti gli ambiti, da quello politico a quello religioso, dalla famiglia all'ambiente di lavoro. Perché l'omosessualità suscita reazioni e opinioni così forti, a volte violente ed estreme, nella nostra società?

In realtà in nessuna cultura e in nessuna epoca il comportamento omosessuale di qualsiasi tipo è stato del tutto accettato. Solitamente, quando era accettato, veniva ammesso (e in talune società addirittura reso obbligatorio) solo un determinato tipo di comportamento omosessuale, non tutti i comportamenti omosessuali. Nell'antichità classica, greca soprattutto ma anche romana, veniva in genere accettato il rapporto omosessuale fra un uomo adulto e un giovinetto adolescente, oppure fra un uomo adulto e uno schiavo. Ma in ogni caso l'uomo adulto aveva il ruolo attivo e il giovinetto e lo schiavo quello passivo.
Questo in quanto nell'antichità la virilità di un uomo non si valutava in base al sesso del proprio partner sessuale, ma in base al fatto che il maschio aveva più potere rispetto al suo partner sessuale (donna, giovinetto o schiavo che fosse) e aveva il ruolo attivo. Per cui non è vero che nell'antichità classica non ci fosse omofobia, essa era rivolta agli uomini che preferivano il rapporto sessuale con altri uomini in un ruolo passivo, per questi c'erano parole ingiuriose e venivano disprezzati, in quanto non si adeguavano al ruolo maschile che doveva essere dominante e non dominato. Tale posizione è rimasta in parte anche nella nostra cultura: alcuni uomini che hanno rapporti con altri uomini assumendo il ruolo attivo possono non considerarsi omosessuali.
In altre culture l'omosessualità è accettata solo in certe fasi di vita (per es. in gioventù), in certi rapporti di ruoli (spesso come nell'antica Grecia fra uomini adulti e giovinetti) o per certi ruoli sociali (stregoni, sciamani, ecc.). L'omosessualità femminile, sempre più nascosta e meno frequente rispetto a quella maschile, è sempre stata meno rilevata e meno svalutata, anche se non necessariamente veniva approvata esplicitamente.
Quindi come si vede non è vero che l'omosessualità in altri paesi o culture è stata tout court accettata senza limitazioni; l'omofobia, specifica per certi tipi di rapporti omosessuali, c'è sempre. Fondamentalmente l'omosessualità maschile è stata temuta in quanto pericolosa svirilizzazione del maschio che assume una posizione passiva inadeguata al suo ruolo; la religione cristiana l'ha condannata in quanto comportamento "disordinato", che va contro le posizioni naturali e quindi pericolosa per l'ordine sociale e morale.



Perché alcune persone manifestano sin da subito un orientamento chiaramente omosessuale, mentre altre lo sviluppano nel corso della vita, magari dopo un matrimonio e dei figli?

Questa domanda si lega al problema di quali siano le basi dell'omosessualità. Attualmente vi è una certa tendenza a considerare l'omosessualità come in gran parte basata su basi biologiche, per cui dovrebbe essere presente fin da subito; nei casi in cui appare più tardi si tratterebbe di persone che l'hanno inizialmente mascherata o hanno sperato, per esempio sposandosi, di riuscire a mutare il proprio orientamento sessuale. Questo discorso è più adeguato per i maschi; l'orientamento sessuale delle donne è meno prefissato e può mutare nel corso della vita anche transitoriamente.


Pur essendo molto difficile quantificare e 'dare dei numeri', possiamo chiederle di aiutarci a capire quale potrebbe essere la percentuale di popolazione - maschile e femminile - omosessuale in Italia? Attenersi puramente ai numeri delle statistiche ufficiali ed alle risposte degli intervistati potrebbe essere poco indicativo della realtà.

Purtroppo non si può che attenersi alle statistiche ufficiali, non italiane, comunque. Si ritiene che circa il 4% della popolazione maschile e il 2% di quella femminile abbiano comportamenti pressoché esclusivamente omosessuali; se si prendono in considerazioni esperienze occasionali le percentuali aumentano moltissimo.


Omosessualità e bisessualità sono spesso assimilate, nell'immaginario collettivo, eppure si tratta di due orientamenti diversi...

In realtà nessuno è esclusivamente eterosessuale od omosessuale; tutti noi ci poniamo lungo un continuum che va da un tipo ideale di eterosessuale esclusivo (che non esiste) via via attraverso gradi di eterosessualità a soglia sempre più alta di omosessualità, fino a un ideale bisessuale (che non esiste, anche i bisessuali di solito hanno una lieve preferenza per un sesso o l'altro), e poi si prosegue con omosessuali a soglia sempre più alta di eterosessualità fino all'omosessuale esclusivo (che anch'esso non esiste).
Quindi ciascun eterosessuale ha una soglia più o meno bassa di omosessualità, cioè potrebbe avere comportamenti omosessuali in particolari situazioni (per esempio estreme, come carceri o isolamento), ed egualmente un omosessuale avrebbe una soglia più o meno bassa di eterosessualità, per cui in particolari situazioni potrebbe avere rapporti eterosessuali.



In questo periodo si parla molto di 'omofobia' e leggi contro l'omofobia. Proteggere per legge una realtà - di qualsiasi tipo - senza che vi sia una crescita nella coscienza comune ed una progressiva accettazione non potrebbe sortire un effetto opposto a quello che si vorrebbe, forse, ottenere?

In effetti proteggere una minoranza talvolta produce un effetto di discriminazione al contrario, che è controproducente. Il problema è simile alle quote rosa, alla protezione delle minoranze di colore, eccetera. Si dovrebbe favorire un cambiamento culturale piuttosto che fare leggi protettive. Un essere umano ha i suoi diritti perché è un essere umano, non perché è una donna, una persona di colore od omosessuale, almeno secondo il mio parere.





Tratto da: www.adversus.it/salute/psicologia-u...a-omofobia.html

Edited by *La Guerriera della Luce - 26/5/2016, 03:50
 
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il pacifista delle tenebre
view post Posted on 7/12/2015, 12:46     +1   -1




un uomo che fa sesso con un altro uomo è per me incomprensibile; ma, come si dice: de gustibus...

Edited by *La Guerriera della Luce - 26/5/2016, 03:50
 
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1 replies since 7/12/2015, 12:23   87 views
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