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Tamara de Lempicka, la pittrice bisessuale regina del colore che inventò il glamour

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view post Posted on 18/10/2016, 12:33     +1   -1
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INTJ, Sigma female

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Mi accendo una sigaretta.
Immergo il pennello nel colore. È un verde acceso, d’impatto, quasi lo stesso colore dei suoi occhi lucenti.
Cristo, che occhi... uno sguardo così palpabile.
Ricopio sulla tela la piega del vestito che le copre solo una piccola parte della sua pelle delicata e profumata.
Aspiro velocemente il resto della sigaretta americana.
E, mentre penso che il mio quadro esprimerà esattamente la stessa sensualità che ora lei esercita su di me, mi avvicino e lascio che le nostre energie s’incontrino, che i nostri seni si tocchino e che le sue gambe si aprano alla mia voracità.
Uno spettatore davanti a una mia opera si deve sentire eccitato e imbarazzato allo stesso tempo.
Eccitato perché non può ignorare la carica erotica della donna ritratta.
Imbarazzato perché capisce d’essere di troppo tra l’artista e la modella.
Ho imparato quali sono i diritti e i doveri della bellezza.
Le mie mani lo sanno.
Mani nuove, mani intatte che dipingono non ciò che vedo, ma ciò che provo e a cui non sono capace di resistere.
Ho il volto della mia epoca e la cultura di un’altra.
Sono freschezza d’un passato senza fine.

Ignorarmi? Difficile. Completarmi? Possibile.





Tamara de Lempicka (1898-1980) visse secondo il motto: "meglio un giorno da leone che cento da pecore"; tra droga e trasgressione ha dato vita nella sua produzione artistica ad uno stile unico ed irripetibile nella storia dell’arte.
Tamara de Lempicka fu perfida, arrogante, spregiudicata e glamour.
Bisessuale, frequenta solo ricchi e potenti per ottenere favori e prestigio. Cercò spasmodicamente il successo, vestiva come Marlene Dietrich – famosi i suoi stivali di vernice nera da amazzone – senza inibizioni, non era bella ma era tanto fascinosa da conquistare chiunque.
S’invaghì di lei anche Gabriele D’ Annunzio e Tamara lo etichettò come "l’orribile nano in uniforme", concedendogli l’umiliazione del bacio solo di un’ascella.
Quando D’Annunzio si presentò in camera da letto con la sua valigetta degli "attrezzi" per fare sesso (oli, profumi, cocaina e oggettistica varia), Tamara lo scacciò in malo modo: "Ho orrore per la pornografia", disse seccata.
Il malcapitato, che le aveva regalato un anello costosissimo, uscì da quella camera urlando un patetico: "Sono vecchio per questo non mi vuole".

Tamara vive freneticamente, viaggia in tutta Europa, ospitata dal duca o dal ricco di turno e per mantenere certi ritmi si fa aiutare dalla cocaina. Ama le copertine di Vogue, il glamour, il patinato, l’eleganza e lo charme come regola di vita. Tutto questo lo riportò, come è evidente, nella sua arte.
Non fu di certo una “signora” nell’accezione classica del termine ma è di certo la più famosa signora della storia dell’arte. Cercava il moderno in ogni cosa e per il suo stile pittorico scelse il Déco che all’epoca, siamo negli anni venti, la faceva da padrone. Gli artisti bohemiénne che elemosinavano e stentavano a campare le facevano ribrezzo, lei amava il lusso e la bella vita.

Nata a Mosca nel 1898, muore in Messico nel 1980. Quella di Tamara de Lempicka si attesta a pieno titolo la biografia di una grande artista con tanto di genio e sregolatezza che, come da copione, dissipa tutti i suoi averi e muore in povertà. Dimenticata, non piaceva a certa critica snob, ritorna in auge negli anni ’70.
Tamara de Lempicka oggi è una vera icona che vanta tra i suoi collezionisti star come Jack Nicholson, Barbara Streisand, Madonna, Donna Karan. I suoi dipinti, sarà per quel patinato erotismo soft o per quegli accenni erotici conditi di colorato gusto decorativo, non disturbano neppure la critica sofisticata.



La ragazza in verde, una delle sue opere più famose



Come non rimanere sedotti da certi occhi languidi, grandissimi, su labbra rosse e sensuali o da seni marmorei coperti da sofisticata lingerie. Conturbanti i corpi scultorei, talvolta avvolti da vesti fluttuanti dai colori accesi, pietrificati in un godimento che s’annuncia pieno e totale.
Le donne di Tamara de Lempicka sembrano non conoscere lacerazioni o sofferenze, gli sguardi sono sempre rivolti ad un altrove sconosciuto, i corpi grossi, pesanti, sembrano vivere in una perenne estasi di se stessi come se al di fuori non ci potesse essere null’altro, riempiono la scena del quadro e, appagati del loro essere, reclamano sguardi, in un narcisismo esasperato.
Le sue immagini sono patinate come le copertine di Vogue, artificiali, vagamente fumettistiche, strizzano l’occhio al cubismo. I corpi quasi legnosi evocano la pesantezza della carne quando è bramata. Come accadde per Caravaggio e per pochi altri nomi della storia dell’arte, entrati a far parte dell’immaginario collettivo, non si finirà mai di andare a ripescare l’ultimo aneddoto, l’ultimo ritrovamento, la foto sconosciuta, l’ultimo piccolo grande scoop, insomma purché se ne parli tanto la fila al botteghino è assicurata e questo è esattamente ciò che avrebbe fatto impazzire di gioia Tamara de Lempicka: una folla adorante disposta a pagare per vederla.







Tratto da: www.daringtodo.com/arte-cultura/gra...me-dellarte.php e da: www.soultrotters.it/soultrotters/person/tamara-de-lempicka

Edited by *La Guerriera della Luce - 18/10/2016, 14:59
 
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