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La vita funziona in modo darwiniano

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view post Posted on 11/5/2017, 09:22     +1   -1
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"Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più ricettiva ai cambiamenti"

(Charles Darwin)





Per agire in modo efficace nella vita, ottenere i risultati desiderati, e creare la propria felicità, è importante capire i princìpi che regolano l'esistenza (come "funziona" davvero la vita), al di là di ideali, tradizioni o concetti morali teorici. Altrimenti "giocheremo" secondo regole infondate, rischiando spesso di "perdere" senza capirne il motivo.

In poche parole la vita è meritocratica, cioè premia le persone più efficaci e dotate; ma "dotate" non necessariamente secondo criteri umani e morali, bensì in termini funzionali. Cioè, una persona disprezzabile ma ricca di abilità riuscirà nella vita più di una brava persona con scarse abilità; alla fine, i fatti contano più delle intenzioni.

Essenzialmente, la vita funziona in modo "darwiniano", ovvero segue il concetto di "sopravvivenza (o successo) del più adatto". In altri termini, l'esistenza non è "giusta" o "equa", perché giustizia ed equità sono invenzioni umane, che non esistono in Natura.
Per usare un esempio famoso, pensiamo al leone che insegue la gazzella: sia che la gazzella venga uccisa e mangiata, sia che sfugga e il leone muoia di fame, nessuna opzione è giusta o equa. Certo possiamo schierarci in base alle nostre simpatie, ma nello stato di Natura non ha senso ragionare in termini di giustizia, diritti o equità: il leone non ha il "diritto" di mangiare la gazzella, né la gazzella ha il "diritto" di salvarsi. E ugualmente la vita non fa preferenze: il più adatto (in senso funzionale - in questo caso veloce, agile, scaltro) raggiunge il suo scopo.

E' per questa ragione che certe specie che a noi appaiono disprezzabili, come topi o scarafaggi, sopravvivono quasi a tutto; mentre altre che riterremmo ben più degne, si sono estinte. Ed è sempre per la stessa ragione che a volte siamo attratti da persone distruttive o inadatte a noi, mentre persone ammirabili non ci suscitano alcun interesse sentimentale; il "gioco dell'attrazione" è guidato dalle leggi naturali di riproduzione (siamo attratti da persone con cui potremmo procreare figli sani), non da criteri morali o di compatibilità psicologica (poi ovviamente entrano in gioco anche altri fattori; qui mi riferisco all'attrazione erotica, immediata e istintiva).




Non esistono diritti in Natura

A volte si parla di "diritti naturali", e il significato giuridico di "diritti che sono propri di ogni essere umano per nascita" è sicuramente una grande conquista sociale. Ma secondo me l'espressione è fuorviante, poiché la Natura non ci riconosce alcun "diritto" (inteso come "cosa che ci è dovuta"):

- Un uomo che sta affogando non ha un "diritto" a vivere: il mare non ascolterà certo le sue invocazioni. Si salverà solo se avrà sufficienti abilità natatorie.
- persone non hanno "diritto alla salute": la manterranno solo prendendosene cura attivamente (e comunque salvo problemi genetici e di invecchiamento).
- Non abbiamo il "diritto" di essere amati - anche perché vorrebbe dire che qualcuno avrebbe il "dovere" di amarci, e a chi mai spetterebbe questo obbligo? La Natura non offre alcuna garanzia in amore: basti vedere la moltitudine di persone che si innamorano di partner sbagliati, o senza essere ricambiate.
Possiamo portare amore nelle nostre vite quando sviluppiamo certe capacità: di amare noi stessi; di scegliere partner in sintonia con noi; di creare relazioni costruttive.
- Né abbiamo il "diritto" di essere felici: chi si aspetta che il mondo lo renda felice, coltiva una illusione infantile. Anche qui, avremo la felicità desiderata solo sviluppando le abilità necessarie a realizzare i nostri sogni.

Preciso che non sto parlando di diritti legali o sociali (che sono tutt'altro argomento), né della solidarietà umana (sempre auspicabile), ma solo dell'esistenza in sé, che segue le leggi naturali.




Le religioni si sbagliano?

Mi rendo conto che questa visione dell'esistenza va contro gli insegnamenti di molte religioni, specialmente quelle monoteistiche (che sostengono l'idea di un Dio amorevole, giusto e che governa le vite degli umani). Ma allora chi ha ragione?
Poiché non ho la presunzione di sapere tutto, vi invito a decidere per voi: osservate come funziona l'esistenza, e fate caso se conferma la visione religiosa, oppure quella che ho esposto qui. Siate voi i giudici.
Anche se quanto espongo qui vi sembra reale, e la vita appare davvero "darwiniana", non vuol dire che Dio non esiste; ma che, magari, è diverso da quello che crediamo, o che ci hanno raccontato.





Molte aspettative, pochi risultati

Tutto questo spiega perché spesso ci ritroviamo confusi e/o delusi, quando ci comportiamo "bene" ma poi non otteniamo i risultati attesi. Per esempio quando:

- Con le donne mi comporto da "bravo ragazzo" educato e rispettoso, ma poi vengo visto solo come amico ed altri maschi (per nulla "bravi") risultano molto più attraenti.
- Mi sacrifico per fare tutti contenti, ma poi invece di raccogliere gratitudine vengo ignorato o dato per scontato.
- Lavoro duro per l'azienda, ma poi altri fanno più carriera di me.

Quindi, se non riesci ad ottenere quello che vorresti, è inutile dare la colpa al mondo. Piuttosto, bisogna capire cosa funziona e cosa no, e invece di pretendere la felicità come se fosse un diritto, imparare a costruirla con le proprie capacità.





Anche le relazioni sono meritocratiche

Per esempio, anche le relazioni funzionano in modo meritocratico. Semplificando, più qualità una persona ha da offrire, e più verrà apprezzata e desiderata (ovviamente poi dipende dalle qualità: alcune hanno valore universale, altre valgono solo per alcuni). Viceversa, una persona con poche o nessuna qualità verrà considerata poco o ignorata da potenziali partner.
Questo di rado viene riconosciuto dalle persone poco apprezzate o amate, che faticano ad ammettere le proprie carenze, e spesso preferiscono dare la colpa agli altri ("Gli uomini sono bastardi", "Le donne sono stronze", "Il mondo fa schifo"...).

In altre parole, nelle relazioni valgono delle regole che indicano quanto possiamo attrarre; ognuno ha una specie di "valore di mercato" che definisce quanto valiamo agli occhi degli altri: una volta che comprendiamo come funziona questo valore, possiamo incrementarlo. Allo stesso modo, se nessuno mi vuole, è solo capendone le ragioni e risolvendole che la mia situazione potrà migliorare.





Non sempre c'è un colpevole

Quando la vita ci fa soffrire, istintivamente pensiamo che sia colpa di qualcuno e tendiamo a cercare un colpevole. Ma siccome l'esistenza non segue le regole umane (e non si cura del nostro benessere), la nostra sofferenza può essere dovuta al caso, ad eventi naturali, o semplicemente alla vita che segue il suo corso - indifferente al nostro destino.

A volte le nostre disavventure non dipendono dalle altre persone. Se nessuno ti ama o non trovi lavoro, non è perché qualcuno ce l'ha con te: probabilmente è perché non ti sai "adattare" (in senso darwiniano*) al tuo ambiente, e manchi delle capacità necessarie. La sofferenza è parte naturale della vita, e quando non possiamo evitarla, possiamo solo accettarla; cercare sempre un colpevole ci fa vedere "nemici" anche dove non esistono.

(* "adattarsi" è inteso non nel senso di subire passivamente, ma di evolversi - migliorarsi attivamente - e cavalcare l'onda del cambiamento)





L'importanza dei valori

Ovviamente non intendo dire che certi valori non abbiano senso o importanza: giustizia ed equità, diritti e doveri sono alla base della civiltà e delle società moderne. Però la vita non segue le regole umane, ed è questa la ragione di tanta sofferenza: la vita non è fatta a nostra misura, né per la nostra felicità.

Diventarne consapevoli ci aiuta a non avere aspettative irreali, e a non rimanere troppo delusi quando le cose vanno storte. Invece, se mi aspetto dall'esistenza un trattamento equo ("Se sarò buono non mi succederà nulla di male", o "La vita premia i giusti e punisce i malvagi"), resterò spesso disorientato e scioccato.
Lo stesso vale se vengo educato a comportarmi come una "brava pecorella" (perché questo fa comodo al mio ambiente o alla società), e credo alla promessa di venire ricompensato.

Voglio precisare che quanto scritto finora non è un invito a comportarsi da "lupo" o "squalo", a meno che tu stia vivendo da solo in una giungla. Se è vero che fare la "pecora" generalmente non è produttivo, è anche vero che fare il "lupo" comporta una serie di rischi e conseguenze negative, specialmente a lungo termine.
L'esistenza e la società sono due campi che si intersecano ma restano diversi, e hanno regole diverse. Bisogna sia capire come funziona l'esistenza, sia imparare come vivere in armonia con la società.





Perché scegliere il bene

Infine, qualcuno potrebbe chiedersi "Ma se comportarsi bene non viene premiato, se la vita non considera le nostre virtù, allora perché fare il bene? A che scopo fare 'la cosa giusta', e non quello che mi conviene?". E' un dubbio più che legittimo, specialmente per quelli che non seguono una morale religiosa (o quelli che hanno una crisi di fede). Secondo me, comportarsi in modo "virtuoso" (fare quello che consideriamo "bene", fare la cosa "giusta") è - in generale - la linea migliore da seguire, per le seguenti ragioni:

- Siamo liberi di fare quello che vogliamo, ma non di scegliere le conseguenze delle nostre azioni; se ci comportiamo in modo egoistico e distruttivo, spesso le conseguenze non ci piaceranno per nulla.
- Tutti abbiamo bisogno degli altri; e siccome nessuno ama stare vicino a uno stronzo, inimicarsi gli altri è un buon modo per crearsi una vita miserabile.
Mentre una persona positiva, generosa, corretta, compassionevole, viene quasi sempre apprezzata e sostenuta.
- L'esistenza può non premiare i buoni e punire i cattivi, ma la società lo fa (più spesso che no), a meno che sia un regime totalitario.
Il fatto che l'esistenza ignori i tuoi "diritti" e non ricompensi le tue virtù, non giustifica il mancare di rispetto agli altri.
- Ma soprattutto, fare la cosa "giusta" (secondo il proprio giudizio) ti fa sentire bene con te stesso, ti fa sentire una persona degna, integra, affidabile, di valore. Aumenta la tua autostima, e sappiamo che l'autostima è fondamentale per vivere bene.
Mentre quando violiamo i nostri valori, anche se sul momento ci conviene, sotto sotto sappiamo di essere delle persone spregevoli. Magari gli altri non lo scopriranno... ma noi lo sapremo sempre.

In sintesi, poco importa se la vita ricompensa o meno le nostre scelte virtuose; ci conviene comunque farle, sia perché i nostri simili reagiscono di conseguenza, sia perché ci fa stare bene con noi stessi.








Tratto da: http://psicofelicita.blogspot.it/2016/01/v...darwiniana.html

Edited by *La Guerriera della Luce - 11/5/2017, 21:02
 
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Mario P68
view post Posted on 2/6/2017, 18:59     +1   +1   -1




A livello personale la vita non funziona MAI come descritto ma c'è sempre una percentuale di bravura e una percentuale di fortuna.Certo si può essere 100% sfigati o 100% fortunati ma sono casi rari.Puoi essere un nuotatore abilissimo ma magari ti arriva un'onda anomale perchè ti trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato.Puoi essere una gazzella velocissima ma ti trovi vicinissimo al leone che era nascosto tra i cespugli. E via discorrendo. C'è sempre una percentuale di fortuna e una percentuale di bravura e quello che si trova meglio nella vita, inutile negarlo, è il più fortunato,non il più bravo....

Edited by *La Guerriera della Luce - 3/6/2017, 10:37
 
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1 replies since 11/5/2017, 09:22   77 views
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